Sarà la sovrapposizione temporale degli eventi, i test match autunnali che arrivano insieme al premio Urania, ma ultimamente mi son trovato a paragonare lo stato della fantascienza italiana a quello della nazionale di rugby.
Sia i giocatori che gli autori nostrani si impegnano davvero al massimo, si sacrificano e lottano al meglio delle loro capacità per conseguire un risultato che però non arriva (quasi) mai. Ovviamente il tifoso premia l'impegno ed è disposto a chiudere più di un occhio di fronte ai limiti strutturali della propria squadra (o del proprio autore) arrivando a festeggiare anche il minimo successo come fosse un trionfo o a considerare una sconfitta dignitosa come un evento da ricordare.
Ma se questo atteggiamento è giusto e doveroso di fronte allo spettacolo di una squadra che scende in campo nonostante l'inferiorità tecnica e combatte fino all'ultimo per mantenere fede all'impegno preso mettendo tutta la grinta che ha in corpo per conquistare o difendere quegli ultimi metri che portano alla linea di meta, questo atteggiamento, dicevo, mi pare leggermente sterile quando ci si sposta dal terreno di gioco al campo delle lettere.
Vedi per esempio E-Doll il romanzo di Francesco Verso fresco vincitore del Premio Urania.
Nelle piazze e nei vicoli fantascientifici che frequento non mi era mai capitato di imbattermi in tanto acritico entusiasmo. Se da un lato fa piacere vedere un autore italiano di fantascienza supportato da una posse di fan agguerrita e pronta a rintuzzare ogni minima critica, dall'altro dispiace notare come la teoria rugbistica di cui sopra venga ancora una volta confermata.
Non ho alcun dubbio sulla serietà e la dedizione alla causa fantascientifica di Francesco Verso e non faccio nessuna fatica a riconoscergli le migliori intenzioni e il più grande entusiasmo. Ciò non toglie che al confronto delle opere di _______ (inserite il nome di uno dei primi dieci autori di sf che vi vengono in mente) il suo E-Doll non ci fa una gran bella figura.
Quali sono i difetti di questo romanzo, e perché non si è fatto niente per correggerli?
Per rispondere alla seconda domanda voglio partire dalle parole di uno dei professionisti responsabili dell'assegnazione del premio Urania al romanzo: "in revisione è toccato a me decidere cosa lasciare - tutto - cosa cambiare - pochissimo - e cosa aggiungere, ossia niente."
Una risposta come questa mi lascia basito. O il romanzo in questione è l'opera memorabile di un formidabile genio come nella fantascienza italiana non s'è mai visto (alleluia!) oppure in quella battuta tocca leggerci tutta la rassegnazione di chi, avendo avuto a che fare per tutta la vita con le ambizioni artistiche dei nostri autori, non ha più la forza o la voglia o il coraggio di mettere mano al lavoro di revisione che, immagino, per un autore praticamente esordiente sia sempre necessario.
Certo, esiste sempre l'ipotesi che io non abbia capito nulla delle qualità intrinseche di E-Doll, quindi lasciatemi elencare quelli che secondo me sono gli ahimé numerosi difetti del romanzo prima di sommergermi d'insulti.
- trama: la vicenda narrata in E-Doll è interessante, si sviluppa in tre filoni principali raccontando parallelamente la storia di un'investigazione, il percorso di formazione di una ragazzina, la presa di coscienza di un androide. Il comune denominatore del romanzo è il sesso, presentato di volta in volta come unica consolazione per l'investigatore, come strumento di potere per la ragazza, come mestiere e insieme inesorabile condanna per l'androide.
Le basi per un buon romanzo ci sono tutte. Peccato che nei momenti di svolta le scelte dell'autore invece di coinvolgere e affascinare il lettore lo spingono a chiedersi se non si poteva proprio trovare una soluzione diversa. Vedi per esempio l'incredibile scena dell'interrogatorio in diretta tv tra il Fabbricante e l'investigatore (episodio fondamentale del romanzo gestito nel peggiore dei modi) o il ritorno continuo della stessa anonima comparsa in tre momenti chiave della vita di Maya (la ragazzina) o l'incongruenza tra le capacità di analisi e riconoscimento di Angel (l'androide) e il travestimento della sua allieva. Tolto l'esempio iniziale, davvero imperdonabile, gli altri sono difetti veniali, da citare perché costituiscono parte della massa critica complessiva che ti fanno dire a fine lettura che insomma, dai, si poteva fare di meglio.
- personaggi: show don't tell, show don't tell, show don't tell! Il lettore di E-Doll non si trova mai al fianco dei personaggi. La percezione dell'azione è sempre filtrata dall'ingombrante presenza dell'autore che spiega spiega ma solo raramente mostra quello che succede.
L'unico personaggio che parla con una voce riconoscibile è Angel. Sull'androide Francesco Verso ha effettivamente fatto un buon lavoro di caratterizzazione e personalizzazione. Gli altri personaggi, al contrario, non spiccano mai per come si muovono o per come si esprimono, semmai per come l'autore descrive le loro reazioni alle varie situazioni in cui si trovano.
Questo difetto è accentuato dalla difficoltà a capire le motivazioni che muovono i protagonisti. Considerazione che fa il paio con i dubbi riguardanti l'evoluzione degli stessi nel corso della vicenda. Che a Maya basti lo sguardo di un poliziotto per trasformarsi da sex-addicted a brava ragazza tutta scuola e famiglia o che le conseguenze della raggiunta consapevolezza di Angel siano quelle descritte nel finale del romanzo (e che abbia comunque bisogno di Maya per realizzarle), danno un'idea della natura dei personaggi del tutto contraddittoria rispetto a quella presentata fino a quel momento.
- linguaggio. Forse l'aspetto del romanzo che m'è piaciuto meno. Eccessivamente contorto e confuso nell'esposizione, soprattutto quando si astrae dall'azione per indugiare sulla filosofia o le riflessioni dei personaggi.
Un esempio: "Quando lei vede il membro artificiale ergersi e ingrossarsi, abbassa gli occhi su di esso, simbolo del maschio e della sua inutilità resasi necessaria per un casuale incidente evolutivo." (pag. 42)
Non so voi, mai io una frase come questa non riesco proprio a capirla. Se tenete conto che questo è con buona approssimazione il linguaggio di tutto il volume (almeno nei momenti interlocutori del romanzo, e non sono pochi), vi rendete conto delle difficoltà che si incontrano per arrivare con scioltezza alla fine del volume.
Un discorso analogo andrebbe fatto su come l'autore affronta in generale il tema del sesso che sta alla base di tutto il romanzo. A me è parso di cogliere un continuo altalernarsi di due timbri contrapposti che faticano davvero a raggiungere l'equilibrio: da una parte la scelta di parlare degli innumerevoli atti sessuali in maniera ellittica e allusiva, dall'altra l'improvviso passaggio - senza nessuna percepibile necessità narrativa - a un linguaggio decisamente più esplicito e diretto.
Probabilmente questa è una scelta stilistica consapevole, però ecco, io non sono riuscito ad apprezzarla.
- ambientazione. Se c'è una domanda che mi piacerebbe porre all'autore è "perché Mosca?". Quale imprescindibile necessità narrativa ti ha costretto a scegliere la città russa? Per il lettore nostrano non sarebbe stato più coinvolgente vedere svolgersi l'azione in una città italiana?
Oltretutto come viene caratterizzata l'ambientazione moscovita del romanzo? Gli unici aspetti locali degni di nota sono la toponomastica e la citazione, sparsa qua e là, di numerosi piatti immagino tipici (immagino poiché, non conoscendo il russo, non sai mai se quello che i protagonisti mangiano è dolce o salato, prelibato o disgustoso, alta gastronomia o fast food). La specificità dello sfondo russo scelto dall'autore, che siano le periferie urbane della metropoli, gli uffici pubblici o i centri commerciali, non emerge da nessun altro punto di vista.
(per un confronto vedi ad esempio Brasyl di Ian McDonald: nonostante l'autore risieda nei dintorni di Belfast il ritratto che offre della realtà brasiliana è memorabile per vividezza, tridimensionalità e spessore.)
- ideologia & morale. Qui si entra in territori dove il giudizio è ancora più soggettivo. Non si tratta quindi di valutare se E-Doll è giusto o sbagliato, quanto piuttosto di capire se sia stato capace di entrare in sintonia con la mia specifica visione del mondo.
In questo senso c'è almeno un aspetto del romanzo che non ho digerito, ovvero l'idea del sesso visto sostanzialmente in due modi: o come strumento di potere o come puro sfogo animale. In tutto E-Doll non si esce mai da questa dicotomia, riducendo in pratica ogni atto sessuale a un momento di sopraffazione (ritualizzato, volontario, piacevole ma comunque mai paritetico tra i partecipanti). Nel romanzo si va addirittura oltre, fino a collegare esplicitamente violenza urbana e sesso in una catena di causa/effetto secondo me del tutto arbitraria.
Significativo in quest'ottica è anche il fatto che, nonostante i rapporti e l'identità sessuale siano il tema principale di E-Doll, non ci sia in tutto il romanzo una sola pagina di sano erotismo. Nel sesso vario e molteplice praticato dai protagonisti non c'è alcuna gioia, al massimo qualche consolazione.
Ben triste, no?
Una considerazione finale riguardo la valanga di critiche espresse sul romanzo.
Io non credo assolutamente che Francesco Verso sia l'unico responsabile delle carenze del libro. Sono convinto che se fosse stato seguito con più attenzione sarebbe stato possibile mettere una pezza a tutti i difetti elencati. Perché in effetti qualcosa di apprezzabile in E-Doll c'è ed è una cosa piuttosto rara nel panorama della scrittura di genere in Italia: l'intenzione di scrivere un romanzo di fantascienza originale, la consapevolezza di affrontare temi adulti, l'ambizione di rinnovare il panorama sf italico tentando una strada diversa. Se il romanzo non mi è piaciuto non vuol dire che mancassero idee o prospettiva, ma forse (forse!) solo pratica ed esperienza.
Poi certo, rimane il fatto che il premio Urania è una scadenza ineludibile. Vorrei modestamente segnalare che non è obbligatorio assegnare il premio a tutti i costi. Se la qualità grezza dei manoscritti che giungono in redazione non è all'altezza di uno standard minimo, per una volta si potrebbe anche rinunciare a un romanzo di fantascienza italiana. Altrimenti si potrebbe decidere di lavorarci sopra, insieme all'autore, per realizzare un'opera che abbia almeno un minimo di possibilità di raggiungere il livello qualitativo minimo richiesto a qualsiasi altro romanzo di fantascienza straniera.
Ma forse il punto è altro ancora. Temo ci si stia abituando alla mediocrità e invece di promuovere politiche editoriali che facciano crescere i giovani scrittori si preferisca mandarli allo sbaraglio, tanto il pubblico è di bocca buona e beve di tutto.
Poi è vero, c'è anche la possibilità che io non abbia capito nulla e che E-Doll sia effettivamente un capolavoro, ma per questo temo non ci sia rimedio.
…
Sia i giocatori che gli autori nostrani si impegnano davvero al massimo, si sacrificano e lottano al meglio delle loro capacità per conseguire un risultato che però non arriva (quasi) mai. Ovviamente il tifoso premia l'impegno ed è disposto a chiudere più di un occhio di fronte ai limiti strutturali della propria squadra (o del proprio autore) arrivando a festeggiare anche il minimo successo come fosse un trionfo o a considerare una sconfitta dignitosa come un evento da ricordare.
Ma se questo atteggiamento è giusto e doveroso di fronte allo spettacolo di una squadra che scende in campo nonostante l'inferiorità tecnica e combatte fino all'ultimo per mantenere fede all'impegno preso mettendo tutta la grinta che ha in corpo per conquistare o difendere quegli ultimi metri che portano alla linea di meta, questo atteggiamento, dicevo, mi pare leggermente sterile quando ci si sposta dal terreno di gioco al campo delle lettere.
Vedi per esempio E-Doll il romanzo di Francesco Verso fresco vincitore del Premio Urania.
Nelle piazze e nei vicoli fantascientifici che frequento non mi era mai capitato di imbattermi in tanto acritico entusiasmo. Se da un lato fa piacere vedere un autore italiano di fantascienza supportato da una posse di fan agguerrita e pronta a rintuzzare ogni minima critica, dall'altro dispiace notare come la teoria rugbistica di cui sopra venga ancora una volta confermata.
Non ho alcun dubbio sulla serietà e la dedizione alla causa fantascientifica di Francesco Verso e non faccio nessuna fatica a riconoscergli le migliori intenzioni e il più grande entusiasmo. Ciò non toglie che al confronto delle opere di _______ (inserite il nome di uno dei primi dieci autori di sf che vi vengono in mente) il suo E-Doll non ci fa una gran bella figura.
Quali sono i difetti di questo romanzo, e perché non si è fatto niente per correggerli?
Per rispondere alla seconda domanda voglio partire dalle parole di uno dei professionisti responsabili dell'assegnazione del premio Urania al romanzo: "in revisione è toccato a me decidere cosa lasciare - tutto - cosa cambiare - pochissimo - e cosa aggiungere, ossia niente."
Una risposta come questa mi lascia basito. O il romanzo in questione è l'opera memorabile di un formidabile genio come nella fantascienza italiana non s'è mai visto (alleluia!) oppure in quella battuta tocca leggerci tutta la rassegnazione di chi, avendo avuto a che fare per tutta la vita con le ambizioni artistiche dei nostri autori, non ha più la forza o la voglia o il coraggio di mettere mano al lavoro di revisione che, immagino, per un autore praticamente esordiente sia sempre necessario.
Certo, esiste sempre l'ipotesi che io non abbia capito nulla delle qualità intrinseche di E-Doll, quindi lasciatemi elencare quelli che secondo me sono gli ahimé numerosi difetti del romanzo prima di sommergermi d'insulti.
- trama: la vicenda narrata in E-Doll è interessante, si sviluppa in tre filoni principali raccontando parallelamente la storia di un'investigazione, il percorso di formazione di una ragazzina, la presa di coscienza di un androide. Il comune denominatore del romanzo è il sesso, presentato di volta in volta come unica consolazione per l'investigatore, come strumento di potere per la ragazza, come mestiere e insieme inesorabile condanna per l'androide.
Le basi per un buon romanzo ci sono tutte. Peccato che nei momenti di svolta le scelte dell'autore invece di coinvolgere e affascinare il lettore lo spingono a chiedersi se non si poteva proprio trovare una soluzione diversa. Vedi per esempio l'incredibile scena dell'interrogatorio in diretta tv tra il Fabbricante e l'investigatore (episodio fondamentale del romanzo gestito nel peggiore dei modi) o il ritorno continuo della stessa anonima comparsa in tre momenti chiave della vita di Maya (la ragazzina) o l'incongruenza tra le capacità di analisi e riconoscimento di Angel (l'androide) e il travestimento della sua allieva. Tolto l'esempio iniziale, davvero imperdonabile, gli altri sono difetti veniali, da citare perché costituiscono parte della massa critica complessiva che ti fanno dire a fine lettura che insomma, dai, si poteva fare di meglio.
- personaggi: show don't tell, show don't tell, show don't tell! Il lettore di E-Doll non si trova mai al fianco dei personaggi. La percezione dell'azione è sempre filtrata dall'ingombrante presenza dell'autore che spiega spiega ma solo raramente mostra quello che succede.
L'unico personaggio che parla con una voce riconoscibile è Angel. Sull'androide Francesco Verso ha effettivamente fatto un buon lavoro di caratterizzazione e personalizzazione. Gli altri personaggi, al contrario, non spiccano mai per come si muovono o per come si esprimono, semmai per come l'autore descrive le loro reazioni alle varie situazioni in cui si trovano.
Questo difetto è accentuato dalla difficoltà a capire le motivazioni che muovono i protagonisti. Considerazione che fa il paio con i dubbi riguardanti l'evoluzione degli stessi nel corso della vicenda. Che a Maya basti lo sguardo di un poliziotto per trasformarsi da sex-addicted a brava ragazza tutta scuola e famiglia o che le conseguenze della raggiunta consapevolezza di Angel siano quelle descritte nel finale del romanzo (e che abbia comunque bisogno di Maya per realizzarle), danno un'idea della natura dei personaggi del tutto contraddittoria rispetto a quella presentata fino a quel momento.
- linguaggio. Forse l'aspetto del romanzo che m'è piaciuto meno. Eccessivamente contorto e confuso nell'esposizione, soprattutto quando si astrae dall'azione per indugiare sulla filosofia o le riflessioni dei personaggi.
Un esempio: "Quando lei vede il membro artificiale ergersi e ingrossarsi, abbassa gli occhi su di esso, simbolo del maschio e della sua inutilità resasi necessaria per un casuale incidente evolutivo." (pag. 42)
Non so voi, mai io una frase come questa non riesco proprio a capirla. Se tenete conto che questo è con buona approssimazione il linguaggio di tutto il volume (almeno nei momenti interlocutori del romanzo, e non sono pochi), vi rendete conto delle difficoltà che si incontrano per arrivare con scioltezza alla fine del volume.
Un discorso analogo andrebbe fatto su come l'autore affronta in generale il tema del sesso che sta alla base di tutto il romanzo. A me è parso di cogliere un continuo altalernarsi di due timbri contrapposti che faticano davvero a raggiungere l'equilibrio: da una parte la scelta di parlare degli innumerevoli atti sessuali in maniera ellittica e allusiva, dall'altra l'improvviso passaggio - senza nessuna percepibile necessità narrativa - a un linguaggio decisamente più esplicito e diretto.
Probabilmente questa è una scelta stilistica consapevole, però ecco, io non sono riuscito ad apprezzarla.
- ambientazione. Se c'è una domanda che mi piacerebbe porre all'autore è "perché Mosca?". Quale imprescindibile necessità narrativa ti ha costretto a scegliere la città russa? Per il lettore nostrano non sarebbe stato più coinvolgente vedere svolgersi l'azione in una città italiana?
Oltretutto come viene caratterizzata l'ambientazione moscovita del romanzo? Gli unici aspetti locali degni di nota sono la toponomastica e la citazione, sparsa qua e là, di numerosi piatti immagino tipici (immagino poiché, non conoscendo il russo, non sai mai se quello che i protagonisti mangiano è dolce o salato, prelibato o disgustoso, alta gastronomia o fast food). La specificità dello sfondo russo scelto dall'autore, che siano le periferie urbane della metropoli, gli uffici pubblici o i centri commerciali, non emerge da nessun altro punto di vista.
(per un confronto vedi ad esempio Brasyl di Ian McDonald: nonostante l'autore risieda nei dintorni di Belfast il ritratto che offre della realtà brasiliana è memorabile per vividezza, tridimensionalità e spessore.)
- ideologia & morale. Qui si entra in territori dove il giudizio è ancora più soggettivo. Non si tratta quindi di valutare se E-Doll è giusto o sbagliato, quanto piuttosto di capire se sia stato capace di entrare in sintonia con la mia specifica visione del mondo.
In questo senso c'è almeno un aspetto del romanzo che non ho digerito, ovvero l'idea del sesso visto sostanzialmente in due modi: o come strumento di potere o come puro sfogo animale. In tutto E-Doll non si esce mai da questa dicotomia, riducendo in pratica ogni atto sessuale a un momento di sopraffazione (ritualizzato, volontario, piacevole ma comunque mai paritetico tra i partecipanti). Nel romanzo si va addirittura oltre, fino a collegare esplicitamente violenza urbana e sesso in una catena di causa/effetto secondo me del tutto arbitraria.
Significativo in quest'ottica è anche il fatto che, nonostante i rapporti e l'identità sessuale siano il tema principale di E-Doll, non ci sia in tutto il romanzo una sola pagina di sano erotismo. Nel sesso vario e molteplice praticato dai protagonisti non c'è alcuna gioia, al massimo qualche consolazione.
Ben triste, no?
Una considerazione finale riguardo la valanga di critiche espresse sul romanzo.
Io non credo assolutamente che Francesco Verso sia l'unico responsabile delle carenze del libro. Sono convinto che se fosse stato seguito con più attenzione sarebbe stato possibile mettere una pezza a tutti i difetti elencati. Perché in effetti qualcosa di apprezzabile in E-Doll c'è ed è una cosa piuttosto rara nel panorama della scrittura di genere in Italia: l'intenzione di scrivere un romanzo di fantascienza originale, la consapevolezza di affrontare temi adulti, l'ambizione di rinnovare il panorama sf italico tentando una strada diversa. Se il romanzo non mi è piaciuto non vuol dire che mancassero idee o prospettiva, ma forse (forse!) solo pratica ed esperienza.
Poi certo, rimane il fatto che il premio Urania è una scadenza ineludibile. Vorrei modestamente segnalare che non è obbligatorio assegnare il premio a tutti i costi. Se la qualità grezza dei manoscritti che giungono in redazione non è all'altezza di uno standard minimo, per una volta si potrebbe anche rinunciare a un romanzo di fantascienza italiana. Altrimenti si potrebbe decidere di lavorarci sopra, insieme all'autore, per realizzare un'opera che abbia almeno un minimo di possibilità di raggiungere il livello qualitativo minimo richiesto a qualsiasi altro romanzo di fantascienza straniera.
Ma forse il punto è altro ancora. Temo ci si stia abituando alla mediocrità e invece di promuovere politiche editoriali che facciano crescere i giovani scrittori si preferisca mandarli allo sbaraglio, tanto il pubblico è di bocca buona e beve di tutto.
Poi è vero, c'è anche la possibilità che io non abbia capito nulla e che E-Doll sia effettivamente un capolavoro, ma per questo temo non ci sia rimedio.
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